
PELLEGRINI
Hai come l’impressione di doverti inginocchiare e scalmanare
così che qualcuno, presto o tardi, poi ti guardi.
Le parole finite chissà dove e quelle nate
prima di far pace son risorte:
una rosa tutta spine.
Sei stanco del deserto, stanco di chiedere in ginocchio
il perché di questo e quello.
La risposta non arriva, o arriva tardi
non tutti sono avvezzi ad aprirsi il cuore in due come un melone
e a spulciare i sentimenti seme a seme.
Non amare una chimera,
non fissarti sulla meta
godi il viaggio.
A guidarti ovunque sono gli attimi e gli incontri, titubanze e scarpe rotte,
voglie amici e amanti, curiosità e scoperte, fiori e sassi da raccogliere.
In riva al mare collezionavi foglie e stelle, ci passavi la tua notte,
spogliato dalle onde lente che son domande buone
coscienze antiche e vite nuove.
Domande e risposte svanivano e tornavano
non serviva chiedere né pregare, perché il cuore non fatica a battere, né il respiro a respirare.
In ginocchio si sta assieme innanzi a cose ben più grandi
in ginocchio si guarda ad occhi e bocca aperti
senza dire una parola.
Fronte a terra, scopri cose enormi nelle piccole:
il Sempervivum che resiste sulla roccia.
Stanno stretti i fiori
l’uno all’altro
come pellegrini.
Prendi esempio e rendi grazie
perché non hai capito niente.