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MOMENTO PER MOMENTO

“I have lived with several Zen masters — all of them cats.” 
Eckhart Tolle

Ti è richiesta una certa disciplina, caro mio. Mettiti d’impegno e vivi momento per momento, ecco cosa voglio. Voglio che tu metta la tua storia sulla croce; proprio così, anche se dici “Io sono la mia storia”; anche se le storie per te sono così importanti. Guarda. Non avanti, no, non guardare avanti. Essere presenti non prevede desiderio di un altrove, l’osservazione trasognata o lacrimosa dell’innocenza perduta, l’angoscia o la speranza per ciò che ha da venire (la speranza, anzi, è il contrappasso della malinconia). Non tenere gli occhi fissi sull’entroterra siccitoso, né sul mare aperto. Piuttosto guarda questa onda e poi quest’altra e l’altra ancora. Ogni respiro è un’onda nuova, ogni istante un’occasione. Impara. Impara.

Lui intuisce i pieni e i vuoti. I pieni sono le cose che si muovono—strisciano squittiscono tubano cadono e prosperano—, partecipano alla vita e fanno della vita un denso flusso, vibrante magma ribollente, amorosi sensi e sensi accesi. Sono pieni da scopare, cacciare, uccidere, mangiare. Laddove i pieni corrono e devi starci attento, i vuoti sono lenti, quasi fermi, giacciono pazienti al limite del sensibile: il silenzio, per esempio, a cui ogni gemito pulsazione o esclamazione viene infine ricondotta, o lo spazio, vacante e percorribile tra un oggetto e l’altro oggetto. Il vuoto da saltare, il silenzio in cui cercare. Lui vede questo e quello, studia con la giada dei suoi occhi momento per momento e fa una scelta.    

Sembra improbabile rimuovere questo prima e questo poi così densi di significato per far schiudere il fiore del presente. D’altronde tu, da sempre, ragioni costruendo un prima e un poi, proiettando indietro e avanti tutto ciò che sai. Hai un po’ sempre fiutato con sospetto e accettato a malincuore lo sfiancante mutare d’ogni cosa. Hai dedicato ai silenzi una vita, una vita a ciò che non si muove, a ciò che resta e sarà sempre. Spazio e silenzio sono stati amici cari, amori fidati. Hai abbracciato il cambiamento, si fa, si deve fare.

Ci troviamo la mattina, ci aspettiamo. Amo la sua promessa di tornare, di non chiedere, di restare. È di una bellezza disarmante. Il desiderio di toccarlo è un desiderio che amo senza pretesa di farne realtà. Leone si intrattiene ogni giorno un po’ più a lungo; mi insegna come osservare, io che di me si può fidare. Sacri l’uno all’altro andiamo avanti, guardo coi suoi occhi e comprendo finalmente il mio fastidio e la mia smania. Il presente soltanto, solo il presente non muore. Lui, il mio Maestro, l’ha svelato e svela ancora, momento per momento: è la sua benedizione.